Divieto di discriminazione nel rapporto di lavoro: rafforzamento dei diritti dei genitori di figli disabili da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea
Con una sentenza storica, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha rafforzato in modo significativo il 12 settembre 2025 (Causa: C-3824) i diritti dei genitori attivi professionalmente che si prendono cura di un figlio disabile. La decisione evidenzia l’ampio impatto della Direttiva 2000/78/CE sulle pari opportunità e definisce la tutela contro la discriminazione attraverso la cosiddetta « discriminazione associata » – cioè la protezione da svantaggi derivanti dalla disabilità di un parente stretto, soprattutto del proprio figlio.
Fatti e decisione della CGUE
Nel caso di specie, una dipendente sosteneva di essere stata svantaggiata dal suo datore di lavoro a causa della disabilità del figlio. L’attrice affermava che la discriminazione non fosse dovuta a una sua disabilità personale, ma esclusivamente all’ambiente familiare e ai conseguenti obblighi di assistenza. La CGUE ha confermato che il divieto di discriminazione non si riferisce solo alle persone direttamente interessate dalla disabilità, ma anche a chi subisce svantaggi nel rapporto di lavoro a causa della disabilità di un familiare.
La Corte ha chiarito che i datori di lavoro non possono limitarsi a tutelare solo le persone con una disabilità propria. In particolare, le discriminazioni derivanti da un forte legame con una persona disabile – come accade nei genitori di figli disabili – rientrano nel divieto di discriminazione previsto dal diritto dell’Unione.
Contesto giuridico: diritto dell’Unione e legislazione nazionale
Per valutare il caso, è stata fondamentale la Direttiva 2000/78/CE, che riguarda la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. L’art. 2, paragrafi 1 e 2, lett. a della Direttiva 2000/78 vieta sia la discriminazione diretta che indiretta a motivo di una disabilità. Sebbene agli Stati membri sia riconosciuto un margine di discrezionalità nell’attuazione delle misure, le disposizioni dell’Unione determinano in modo vincolante il livello minimo di protezione. La CGUE ha espressamente stabilito che i divieti di discriminazione si applicano anche quando uno svantaggio per i lavoratori è collegato ai loro legami familiari con persone disabili.
La Legge generale tedesca sulla parità di trattamento (AGG) recepisce le direttive dell’UE e tutela, tra l’altro, contro le discriminazioni sulla base della disabilità nel contesto lavorativo. Tuttavia, fino ad ora, non era stato chiarito definitivamente se ciò si applicasse esplicitamente anche ai familiari che non siano essi stessi disabili, ma che vivono in una comunità familiare con persone disabili. La decisione della CGUE apporta certezza giuridica in merito e mostra le implicazioni per l’interpretazione del diritto nazionale.
Significato per i rapporti di lavoro
Obblighi del datore di lavoro
La sentenza sottolinea il ruolo centrale dell’obbligo di parità di trattamento nei contratti di lavoro e nelle decisioni di personale. I datori di lavoro devono adottare criteri razionali e obiettivi nelle decisioni di assunzione, promozione, trasferimento e cessazione dei rapporti di lavoro. Prendere decisioni esclusivamente sulla base di aspetti familiari – segnatamente la cura di figli disabili – non è consentito e viola il divieto di discriminazione.
Inoltre, l’obbligo di tutela del datore di lavoro assume un’importanza particolare. I dipendenti devono essere protetti dal subire svantaggi giuslavoristici (ad es. mancata considerazione nelle promozioni, svantaggi negli orari di lavoro o nell’accesso a corsi di formazione) in quanto adempiendo obblighi di assistenza verso familiari disabili.
Portata della tutela
Con questa decisione, la CGUE sancisce che la protezione contro la discriminazione si estende oltre la persona con disabilità. La cosiddetta « discriminazione associata » comprende tutte le misure nel rapporto di lavoro che sono riconducibili all’assistenza o al legame familiare con una persona disabile. In questo modo vengono colmate lacune di tutela che in precedenza creavano incertezze per i genitori e i datori di lavoro coinvolti.
Implicazioni pratiche e questioni aperte
La pronuncia della CGUE avrà notevoli ripercussioni sulla gestione del personale e sulla cultura della parità di trattamento aziendale. In particolare, le aziende che operano a livello internazionale e con strutture di personale complesse sono chiamate a sviluppare coerentemente le proprie regole interne per garantire decisioni prive di discriminazioni. Ciò vale anche per i consigli di fabbrica e le rappresentanze del personale, che hanno un ruolo fondamentale nel controllo del rispetto del divieto di discriminazione.
Restano tuttavia alcune questioni relative all’applicazione pratica, ad esempio in merito ai criteri di distinzione nei casi di discriminazione indiretta o alla prova in caso di controversia. Sarà compito dei giudici del lavoro nazionali interpretare costantemente le prescrizioni dell’Unione e chiarire gli aspetti pratici.
Conclusioni e prospettive
Con questa sentenza della CGUE, la protezione contro la discriminazione nel contesto lavorativo è stata notevolmente rafforzata. Le imprese sono ora tenute a verificare tutti i propri processi decisionali e provvedimenti in merito alla conformità con il divieto di discriminazione, anche rispetto ai legami familiari con persone disabili. Per i genitori interessati ciò si traduce in un notevole miglioramento della posizione giuridica e offre possibilità di tutela effettiva contro la discriminazione.
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